Saffo – La prima poetessa

Dove : isola di Lesbo, Grecia
Quando : fine Settimo – inizio Sesto Secolo avanti Cristo

“Amore saffico”. “Lesbica”. Termini oggi entrati nel linguaggio comune, usati spesso con tono irriverente, quando va bene, e come insulto, quando va male. L’aggettivo “saffico” deriva dal nome della poetessa, mentre “lesbica” dal nome dell’isola dove nacque e visse, Lesbo: è una delle più grandi isole greche, e si trova nel Mar Egeo, di fronte alle coste della Turchia.

Ma chi era Saffo ? Cosa scrisse ? Era davvero una donna che amava altre donne, nel modo in cui lo intendiamo oggi ?

A quest’ultima domanda possiamo rispondere un secco NO. La sessualità degli antichi Greci era completamente diversa dalla nostra. Nessun Greco avrebbe mai pensato di dividere il mondo in persone eterosessuali e persone omosessuali. Non era questo l’importante. Contava molto di più il ruolo che ciascuno, uomo o donna che fosse, occupava all’interno della società.
Nell’antica Grecia il ruolo della donna era, quasi sempre, quello di essere relegata in casa. I Greci, così tanto osannati come i fondatori della civiltà occidentale, della democrazia, del libero pensiero, trattavano le donne come fanno oggi i Talebani dell’Afghanistan.

Saffo era dunque una donna diversa, moderna, libera, anticonformista ?

Anche a questa domanda rispondiamo con un secco NO.

(Lawrence Alma-Tadema, Saffo e Alceo, 1881 – Walters Art Museum, Baltimora)

Dobbiamo subito dire che stiamo parlando di una donna dell’aristocrazia, appartenente a una “famiglia bene” della sua città, Mitilene, la più grande dell’isola di Lesbo.
L’aristocrazia dell’isola aveva un’attenzione particolare per l’educazione delle figlie. Un dato, questo, effettivamente insolito nell’antica Grecia, riscontrabile in pochi altri luoghi. Ma, in ogni caso, il fine ultimo di questa educazione era sempre il solito: la formazione di future mogli, che fossero buone compagne per gli uomini.

Dove avveniva questa educazione ?

A Lesbo esisteva un’istituzione molto particolare, chiamata TIASO. Fatte le debite proporzioni, era qualcosa di simile agli attuali collegi per rampolli di buona famiglia. A differenza di questi però aveva un carattere marcatamente religioso: le cerimonie in onore degli Dei erano una componente importante al suo interno.
Nel tiaso le ragazze rimanevano alcuni anni, durante i quali imparavano tutte quelle attività che dovevano portarle a diventare buone mogli. Al primo posto veniva la tessitura, ma c’erano anche musica e poesia.

E, in modo analogo a quanto avveniva per l’educazione dei maschi, c’erano anche rapporti sessuali: la lezione da apprendere era, in questo caso, come dare piacere. Come le altre, sarebbe poi stata applicata nel corso della vita matrimoniale.

Le ragazze lasciavano il tiaso quando raggiungevano l’età da marito, che in Grecia era molto più bassa della nostra. A volte andavano spose appena adolescenti. Ma non dobbiamo pensare a una crudeltà tipica di una cultura arcaica, mentre noi moderni saremmo più progrediti. Molto semplicemente, la vita media dell’epoca era assai più breve di quella attuale.

Saffo era la direttrice di un tiaso, uno dei tanti che dovevano essere presenti sull’isola e nelle regioni vicine. Di tutta la sua produzione poetica, che doveva essere molto vasta, rimane purtroppo assai poco: parecchi frammenti di poesie diverse, sparsi qua e là, e un solo componimento intero.
Questo è un problema che affligge gran parte della letteratura antica, sia greca che romana. La nostra comprensione è quindi, per forza di cose, parziale.

Di Saffo sono sopravvissuti i frammenti di argomento amoroso, e quindi ancora oggi viene classificata come dedita alla poesia d’amore. Ma questa doveva essere solo una delle tante tematiche che affrontò, al pari di altri poeti suoi contemporanei, come il conterraneo Alceo. Ad esempio possediamo alcuni versi dedicati alla figlia, Cleide. Ed altri dedicati ad uno dei fratelli, Carasso, partito per l’Egitto in cerca di fortuna e del quale Saffo lamenta la lontananza.

Di certo, come per i suoi “colleghi”, dovevano esserci anche componimenti incentrati sulla politica del tempo. La situazione era infatti particolarmente turbolenta, a causa dei contrasti tra le varie famiglie aristocratiche, ciascuna delle quali cercava di dominare sulle altre per ottenere il controllo assoluto dell’isola.

Per quel poco che ci è rimasto, possiamo dire che le poesie di Saffo sono una cronaca degli avvenimenti che si svolgevano all’interno del tiaso. Vengono rievocati gli episodi principali e ricordate molte ragazze che lo frequentarono negli anni. Tra queste la più famosa fu ATTIDE, una delle ragazze che più colpì Saffo e rimase nel suo ricordo anche dopo aver lasciato il tiaso.

Saffo fu dunque una donna pienamente inserita nella società tipica di quel tempo – l’inizio del Sesto Secolo avanti Cristo – e di quel luogo – l’isola di Lesbo e le città greche sulla costa della Turchia. Col tempo nacquero molte leggende su di lei, come quella che la vuole molto brutta o quella secondo la quale si sarebbe suicidata gettandosi in mare a causa di un amore non corrisposto (per un uomo, peraltro).

(Antoine-Jean Gros, La morte di Saffo, 1801 – Museo “Baron Gérard”, Bayeux)

Si impose comunque, lei donna, nella cultura greca per la bellezza delle sue poesie. Avvenne persino, un secolo dopo la sua morte, che il suo volto fosse impresso sulle monete della città di Mitilene.
Questo è un riconoscimento importante. Nell’antichità infatti – non solo greca, ma anche romana: si pensi ad esempio a quelle con le effigi degli imperatori – le monete erano uno strumento di conoscenza e di diffusione delle informazioni, utili per tutti coloro – ed erano la maggioranza – che non sapevano leggere.

FONTI :

Autori Vari, Lo Spazio Letterario della Grecia Antica, Salerno Editrice
Luciano Canfora, Storia della letteratura greca, Laterza
Salvatore Quasimodo, Lirici greci, Mondadori

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