Le Ultime – Valeria La Rocca

Può un percorso di psicoterapia diventare un romanzo?

La risposta è contenuta in questo esordio di Valeria La Rocca, scrittrice milanese che con Le ultime ha vinto la prima edizione di Lettera Futura, associazione di realtà culturali nata per promuovere la scrittura al femminile. Il romanzo è pubblicato dalla Casa Editrice Solferino, partner dell’iniziativa.

 

In queste pagine non ci sono personaggi più grandi della vita, colpi di scena a ripetizione o passioni totalizzanti. C’è, invece, la necessità della protagonista di guardarsi indietro, di ripercorrere tutte le esperienze – alcune tragiche, altre comiche – che l’hanno portata ad essere quella che è oggi.

Questa donna non ci dice mai il suo nome. Chiama se stessa Figlia, in un eterno confronto con la propria Madre. Il Padre invece non compare subito: anzi, entra in scena solo al momento della morte.

La scelta di non usare nomi propri, presentandosi invece come archetipi, permette di trasformare quella che sarebbe una vita qualsiasi, ordinaria ma non ordinata, in uno specchio nel quale ogni persona, non necessariamente solo donne, può riconoscersi.

 

La Figlia si rivolge, per la sua psicoterapia, al Dottor B., celebre luminare che in quanto tale si fa pagare profumatamente. Questi la inquadra subito: “Egocentrica” è il suo commento già dalle prime pagine del romanzo. La Figlia decide di intraprendere il percorso di cura dopo la fine di una storia sbagliata, ma lui si rende conto che c’è dell’altro: sollevò fin da subito il dubbio che anche nel mio passato non fosse tutto così limpido, e che sotto la superficie apparentemente senza increspature della mia infanzia si nascondesse una corrente fredda che faceva venire voglia di ritrarre i piedi e uscire dall’acqua.

 

La Figlia è terribilmente timida: diventa rossa anche nelle situazioni più comuni, come incontrare un conoscente al supermercato. A parte questo lo dissimula molto bene, al punto che in pochi si rendono conto di questa sua debolezza. Lavora come educatrice in una comunità per donne maltrattate: ha studiato per questo, è capace di prendersi cura degli altri ma non di se stessa. E finisce per subire la stessa violenza, da parte di un fidanzato che, come tanti, dice di amarla ma la tratta come un oggetto.

Nessuno ti dice mai come inizia davvero. In principio c’è un insulto, Come cazzo ti conci, vuoi che ti guardino tutti?, per esempio…poi piano piano arriva il divieto, che in genere è quello di sentire tutti i tuoi amici maschi e quindi i tuoi colleghi, figurarsi prendersi la libertà di vederli. Il divieto di mangiare cose che ti fanno ingrassare e ti rendono brutta arriva solo più tardi, quando sei talmente sola e disperata che senza di lui…non hai lo straccio di un cane con cui parlare.

 

La Figlia ha poi un potente, insopprimibile desiderio di maternità. Anche in questo ha preso dalla Madre, la quale dopo di lei avrebbe voluto un altro figlio che però non è mai arrivato, nonostante tutti i tentativi fatti anche con l’aiuto della scienza. Il tempo passa, scandito da relazioni che si rivelano fallimentari, e in mezzo ci si mette anche la morte del Padre, prematura e terribile perché causata da una malattia contratta sul lavoro.

 

Gli incontri con il Dottor B. si susseguono. Il terapista non è tenero, non le fa sconti, la mette di fronte all’immagine di se stessa che lei aveva preferito ignorare, dissimulare, dimenticare.

Ma sono scossoni salutari. La Figlia si sente via via più sicura di sé. É pronta ad accettarsi, a smettere di lamentarsi, o almeno a provarci. Decidere di concludere il percorso di cura con il Dottor B. è il primo passo della nuova persona che sente di essere diventata. Ora è pronta a diventare Madre a sua volta.

 

Le ultime si presenta dunque come un diario, un dialogo della protagonista con se stessa. Lo stile è diretto, sincero, aperto. Valeria La Rocca ha la capacità di trasformare in racconto quello che una penna meno felice avrebbe reso un monologo sterile e noioso. E, non meno importante, il coraggio di dire le cose come stanno, senza fronzoli, senza ipocrisie, senza inutili e banali consolazioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *