LA COLONIZZAZIONE DELL’AFRICA (Parte 3): CECIL RHODES

Cecil Rhodes è l’uomo che diede il suo nome ad un pezzo d’Africa. Gli attuali Stati dello Zambia e dello Zimbabwe fino a pochi decenni fa si chiamavano Rhodesia del Nord e del Sud.

 

Rhodes era nato in Inghilterra. Proveniva da una famiglia della piccola borghesia, e giunse in Sudafrica con un capitale assai ristretto.

In pochi anni però seppe farlo fruttare. Aveva infatti intravisto per tempo la nuova ricchezza che stava per spalancarsi in quelle terre.

I diamanti.

 

Il primo diamante fu scoperto nel 1867. Due anni dopo comparve uno dei più grandi e belli mai trovati, oggi noto con il nome di Stella d’Africa.

Nel 1888 Rhodes fondò l’azienda che ancora oggi è sinonimo di diamanti: la DE BEERS. Sì, proprio quella del famoso slogan “Un diamante è per sempre”.

Nel giro di tre anni ottenne il monopolio nell’estrazione. E poiché la manodopera scarseggiava ottenne dal governo l’autorizzazione a impiegare persino dei detenuti.

 

Sì inserì poi anche nel commercio dell’oro, che proprio in quegli anni era stato scoperto nella regione del Transvaal.

 

Nel 1889, per diretto mandato della Regina Vittoria, fondò l’azienda con la quale avrebbe gestito in prima persona un pezzo d’Africa: la British South African Company. E ottenne di dare il proprio nome ai territori sotto il suo controllo, che si stendevano sulle due rive del fiume Zambesi. La Compagnia li gestì fino al 1922. Da quel momento divennero colonie della Corona.

Rhodes seppe adeguare le sue ambizioni personali alla politica del governo britannico. Fu lui a sognare per l’Inghilterra un dominio africano esteso da nord a sud, dall’Egitto al Sudafrica.

Nelle due Rhodesie i coloni bianchi si accaparrarono le terre migliori. Gli Africani vennero confinati nelle riserve. Ovunque vigeva una pesante segregazione, come in Sudafrica.

 

Rhodes non era mai soddisfatto dei risultati raggiunti, e non era tipo da dormire sopra i suoi miliardi.

Si buttò in politica, entrò in parlamento e infine divenne Primo Ministro della Colonia del Capo, come era chiamato allora il Sudafrica.

Ricoprì la carica dal 1890 al 1896. La sua carriera finì però male. Fu infatti costretto a dimettersi. Aveva tentato di far destituire i ministri che rappresentavano gli interessi dei coloni olandesi, i Boeri, per sostituirli con altri più proni ai desideri dell’Inghilterra. Il piano fu scoperto, e il coinvolgimento di Rhodes provato senza ombra di dubbio.

 

Tornato ai suoi affari, morì nel 1902. Aveva dato disposizioni di essere sepolto nel “suo” territorio. Per testamento lasciò quasi tutta la sua immensa fortuna a una fondazione che portava il suo nome. Compito di questa sarebbe stato finanziare delle borse di studio a Oxford per i giovani meritevoli di tutto il Commonwealth.

 

Fino all’ultimo dunque Cecil Rhodes si preoccupò di sostenere e ampliare il dominio dell’Impero Britannico sul mondo intero.

 

FONTI:

Anna Maria Gentili, Il leone e il cacciatore. Storia dell’Africa sub-sahariana, Carocci 2008

Joseph Ki-Zerbo, Storia dell’Africa nera, Einaudi 1977

John Reader, Africa. Biografia di un continente, Mondadori 2017

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