LA COLONIZZAZIONE DELL’AFRICA (Parte 2): Leopoldo II del Belgio e il Congo

Il Re fa la sua mossa

Il re del Belgio Leopoldo II fu uno dei grandi protagonisti della colonizzazione dell’Africa. Riuscì ad assumere il controllo diretto del Congo, un territorio immenso al centro del continente.

Il Belgio non era certamente una potenza di primo piano in Europa. Al contrario era piccolo e poco importante dal punto di vista politico, sebbene in campo economico fosse secondo solo alla Gran Bretagna quanto a sviluppo industriale. Come fu dunque possibile un risultato così eclatante?

 

L’impresa del Congo fu un’iniziativa personale di Leopoldo II. La portò avanti da privato, con i suoi propri capitali, senza coinvolgere lo Stato.

Già nel 1879 era riuscito ad assumere alle sue dipendenze nientemeno che Henry Morton Stanley, il grande esploratore. E fu il principale promotore della Conferenza di Berlino del 1885 (ne abbiamo parlato nella puntata precedente: https://stefanotartaglino.it/la-colonizzazione-dellafrica-parte-1-le-grandi-potenze). Al tavolo delle trattative ottenne il pieno riconoscimento dei territori che rivendicava.

 

La conquista del Congo non fu esente da problemi. C’erano da contrastare i negrieri arabi. Tra questi c’era il famoso Tippu Tib ( abbiamo parlato di lui in questo articolo: https://stefanotartaglino.it/africa-da-riscoprire-lafrica-dal-cinquecento-allottocento-parte-8-di-8), il più feroce e spietato di tutti. Stanley lo conosceva molto bene, tanto da allearsi con lui. Un’alleanza di cui beneficiarono entrambi. Stanley aveva bisogno del suo sostegno, in uomini e mezzi, per procedere con le esplorazioni. E Tippu Tib aveva bisogno di Stanley per conservare il controllo dei territori in cui esercitava i suoi commerci di schiavi e avorio. Leopoldo II lo nominò governatore delle regioni dell’interno, e gli concesse un lauto stipendio.

Grazie al sostegno di Tippu Tib, Stanley fondò diversi empori commerciali. A uno di questi diede persino il proprio nome, chiamandolo Stanleyville. A un altro diede il nome del re, chiamandolo Leopoldville: quest’ultimo è oggi la città di Kinshasa, capitale del moderno Stato del Congo.

 

Gli altri negrieri furono eliminati con la forza, ma la guerra fu lunga e difficile. Leopoldo II aveva investito gran parte dei suoi capitali personali nell’impresa, ed era ormai in perdita. Per riequilibrare la bilancia era necessario che la colonia cominciasse a diventare redditizia.

 

 

Le ricchezze del Congo

Il Congo fu spremuto fino all’ultima goccia. Letteralmente. Tra le grandi risorse naturali di cui era ricco ce n’era infatti una di cui i mercati occidentali avevano estremo bisogno.

Il caucciù.

 

Il caucciù è il lattice prodotto dall’albero della gomma. E proprio in quegli anni in Europa e in America stava nascendo l’industria automobilistica.

Tra l’altro era stato appena inventato il processo di vulcanizzazione della gomma, grazie al lavoro di Charles Goodyear (il cui nome è ancora oggi usato da una celebre industria di pneumatici). La vulcanizzazione prevede l’aggiunta di una piccola percentuale di zolfo al lattice di caucciù, che viene poi riscaldato. Questo rende la gomma più elastica, e dunque perfetta per realizzare pneumatici.

 

Data l’enorme domanda di caucciù, la produzione venne aumentata con ritmi e metodi ben peggiori della precedente tratta degli schiavi. Ogni singola comunità o villaggio doveva fornire un dato quantitativo di gomma. Se la quota non era raggiunta si procedeva a punizioni terribili, come il taglio delle mani e dei piedi agli uomini e dei seni alle donne. Si poteva arrivare anche all’omicidio, del tutto impunemente.

Funzionari piccoli e grandi esercitarono poteri tirannici sulla popolazione inerme, senza alcuna remora o controllo.

 

Grazie alla gomma ben presto Leopoldo II non solo tornò in pari con gli investimenti fatti, ma iniziò ad accumulare nuovi capitali.

E li utilizzò per un ampio programma di rinnovamento urbanistico nelle principali città del Belgio. Molte importanti opere pubbliche che si ammirano ancora oggi a Bruxelles, come l’Arcata del Cinquantenario, per non parlare di ampliamenti allo stesso Palazzo Reale, furono finanziati con lo sfruttamento totale del Congo.

Venne inoltre fondato il Museo Reale dell’Africa Centrale, tuttora in piena attività, che raccoglie decine di migliaia di opere d’arte e di artigianato proveniente dal Congo.

 

 

Scacco al Re

Le tremende atrocità commesse in Congo da Leopoldo II furono infine alla luce e portate all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale. Questo avvenne soprattutto per merito di due uomini.

 

Il primo è il celebre scrittore Joseph Conrad. Il suo romanzo più famoso, Cuore di Tenebra, è ambientato proprio nel Congo, che egli aveva visitato personalmente (il cinema, con l’altrettanto famoso film Apocalypse Now, sposterà invece l’azione in Vietnam): è qui che emerge il personaggio di Kurtz, dominatore assoluto di un regno personale che solo alla fine della sua vita si renderà conto dell’orrore che ha contribuito a creare.

 

Il secondo è il diplomatico britannico Roger Casement. Attraverso un lungo lavoro di ricerca sul campo, irto di pericoli e difficoltà, durante il quale incontrò lo stesso Conrad, Casement portò alla luce le violenze perpetrate ai danni della popolazione locale.

Il suo rapporto fece scalpore in tutta Europa, ma oggi il suo contributo è stato quasi dimenticato. La causa è da ricercarsi nella sua successiva scelta di campo politica, che lo portò, essendo irlandese, a operare attivamente per l’indipendenza della sua terra dall’Impero Britannico. Fu proprio l’aver toccato con mano il peso del colonialismo europeo in Africa a fargli capire che l’Inghilterra considerava l’Irlanda, da secoli sotto il suo dominio, una colonia come le altre. Casement venne incarcerato e condannato a morte per alto tradimento, accuse alle quali si aggiunse la riprovazione sociale per la sua omosessualità.

In tempi recenti la sua storia è stata raccontata nel romanzo Il sogno del Celta di Mario Vargas Llosa (ne abbiamo fatto la recensione qui: https://stefanotartaglino.it/mario-vargas-llosa-il-sogno-del-celta )

 

Un’altra voce critica sull’operato del sovrano belga fu Mark Twain, il celebre scrittore americano autore di Huckleberry Finn.

Twain era notoriamente anti-imperialista, e criticava la politica del governo americano, opponendosi alla teoria del “destino manifesto” a quei tempi in voga. Venuto a conoscenza della situazione del Congo pubblicò nel 1905 un’opera di satira politica intitolata Soliloquio di re Leopoldo, nella quale immagina che sia il re stesso a prendere la parola e a difendere il proprio operato.

In piena coerenza con le sue posizioni ideologiche, Twain non volle tenere per sé i proventi della vendita del libro, ma li donò in beneficienza per migliorare le condizioni di vita del popolo congolese.

 

Alla fine le critiche dell’opinione pubblica internazionale, e le continue prove delle atrocità commesse, costrinsero Leopoldo II a cedere nel 1908 il controllo del Congo al governo belga. Prima però il re distrusse molti documenti compromettenti, dichiarando che il governo non doveva immischiarsi nei suoi affari privati.

 

 

FONTI:

Anna Maria Gentili, Il leone e il cacciatore. Storia dell’Africa sub-sahariana, Carocci 2008

Joseph Ki-Zerbo, Storia dell’Africa nera, Einaudi 1977

John Reader, Africa. Biografia di un continente, Mondadori 2017

https://www.giornalepop.it/congo-belga-massacro-dimenticato

 

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