Iran, questo sconosciuto – Parte 4 di 5

L’ ISLAM IN IRAN: DAI CALIFFI AI SULTANI

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Dove : Medio Oriente – Asia Centrale
Quando : dal 2300 avanti Cristo al 2018 dopo Cristo
Perché : perché non è solo il paese degli ayatollah
Di cosa parleremo: del suo costante ruolo di ponte tra il mondo mediterraneo e l’Asia; delle sue religioni (al plurale); del perché è sempre stato centrale per l’Islam, di come è diventato quello che è oggi e di come è davvero, al di là della retorica (USA e occidentale in genere, ma anche islamica).

L’Islam nacque a La Mecca nella prima metà del Settimo Secolo. Alla morte di Maometto, intorno al 630, era diffuso in buona parte della Penisola Arabica.

Sotto i suoi successori, che presero il nome di CALIFFI, l’Islam iniziò la sua espansione territoriale. Approfittando della debolezza sia dell’impero bizantino che di quello sassanide, gli eserciti arabi sottrassero al primo le importantissime province della Siria e dell’Egitto e distrussero completamente il secondo.

La conquista dei territori bizantini fu relativamente facile. Qui infatti covava da anni un malcontento contro il governo centrale: esso aveva motivazioni economiche, per le tasse troppo alte che Costantinopoli esigeva, ma soprattutto religiose. Permanevano infatti visioni del Cristianesimo da tempo dichiarate eretiche. Ma la popolazione non aveva alcuna intenzione di piegarsi ai dettami dell’ortodossia. L’Islam garantiva la libertà religiosa che Costantinopoli non concedeva, non obbligava nessuno a convertirsi alla nuova fede e si accontentava di tasse decisamente minori: in cambio chiedeva solo che venisse riconosciuta la supremazia politica degli Arabi.

Ben più complicata fu invece la conquista della Persia. L’impero sassanide, come abbiamo visto, era da tempo indebolito, e per questo non fu in grado di organizzare una risposta forte a livello centrale. La resistenza all’invasione venne condotta dalle popolazioni delle varie province, e l’avanzata degli Arabi, benché infine coronata da successo, fu lenta, lunga e difficile. L’identità nazionale persiana non solo non venne cancellata dai nuovi dominatori, ma anzi si rafforzò. Anche la lingua continuò ad essere parlata, sebbene affiancata dall’arabo necessario per la lettura del Corano e per le preghiere.

In campo religioso molti adottarono l’Islam più per opportunismo che per convinzione. Infatti, nonostante lo sforzo fatto dai Califfi per integrare nel nuovo Stato le popolazioni conquistate, per lungo tempo si ebbe una preminenza degli Arabi, con i Persiani relegati in secondo piano.

La religione zoroastriana era da tempo in crisi, ma sopravvisse, anche perché essendo essa pure, come abbiamo visto, un monoteismo basato su un Libro Sacro, figurava al pari di Ebraismo e Cristianesimo tra quelle permesse e protette dall’Islam (il quale, è bene sottolinearlo, indirizzava la sua forza distruttrice solo e soltanto contro il paganesimo e il politeismo).

Gli Arabi, inoltre, si rendevano perfettamente conto che la cultura persiana era ben più avanzata della loro. Come la Grecia nei confronti di Roma, un territorio conquistato militarmente conquistò il proprio vincitore, più forte sul piano militare ma più arretrato in campo culturale.

In seno all’Islam, dopo la morte di Maometto, emerse la divisione che perdura ancora oggi tra SUNNITI e SCIITI. In origine le differenze erano solo di carattere politico, ma con il tempo comparvero anche quelle religiose e dottrinali.

In Iran, dopo un iniziale sostegno alla Sunna, si diffuse abbastanza presto la tendenza ad appoggiare lo SCIISMO. In effetti anche nei secoli a seguire l’Iran si distinse per aver dato i natali e offerto rifugio, tra le sue alte e impervie montagne, a molti movimenti e sette di ispirazione sciita.

Bisogna infatti sottolineare che mentre i Sunniti (ancora oggi la maggioranza dei musulmani, circa l’ 80%) furono sempre compatti, gli Sciiti si divisero ben presto in una miriade di sottogruppi con diverse finalità politiche e diversa ispirazione religiosa.

La prima dinastia di Califfi governò dal 660 al 750, con Damasco come capitale. Poi, ancora una volta, fu dall’Iran che arrivarono i nuovi dominatori: gli ABBASIDI.

Gli Abbasidi avevano finanziato e sostenuto gli Sciiti per lungo tempo. Ma si era trattato solo di una mossa politica. In realtà, una volta preso il potere, si inserirono apertamente nel solco della Sunna. Furono loro ad adottare negli stendardi il colore nero, oggi caratteristico delle milizie dell’Isis.

L’avvento degli Abbasidi coincise con una spostamento del centro del Califfato dall’area arabica e siriana a quella iranica e mesopotamica. Qui fondarono la loro nuova capitale: BAGDAD.

La nuova dinastia mantenne il trono fino alle invasioni dei Mongoli della prima metà del Duecento. In realtà, dopo i primi cento anni di forte potere centrale, la loro autorità si indebolì sempre di più, ed essi divennero poco più che marionette nelle mani di varie dinastie di Visir (primi ministri), o di mercenari stranieri che essi stessi avevano reclutato: i TURCHI.

Fu anche per questo che quando l’Europa invase le terre dell’Islam con la Prima Crociata (1096 – 1099) vi fu un iniziale successo. La resistenza musulmana ai Crociati fu condotta dai vari governatori locali di Siria ed Egitto, gli EMIRI, mentre la corte centrale di Bagdad, debole e comunque impotente ad intervenire, se ne disinteressò totalmente. E lo stesso avvenne con le Crociate successive.

In Iran, e anche altrove, lo SCIISMO era sempre ben vivo, sebbene parcellizzato in una miriade di sette e movimenti (tra i quali ricordiamo almeno i SUFI, i mistici dell’Islam).

Tra queste sette divenne famosa quella degli Ismailiti, in Occidente conosciuta con un nome molto più sinistro : Assassini.

La loro leggenda nacque a causa di Marco Polo, che ne Il Milione narrò la storia del Vecchio della Montagna. Secondo la tradizione, questi rapiva dei ragazzi, e dopo averli drogati con l’hashish (termine sul quale venne costruita una finta etimologia), da cui li faceva diventare dipendenti, li portava nella sua fortezza, Alamut (oggi in Iran) e li lasciava in un bellissimo giardino, dove godevano dei favori di donne a tutto disponibili. I giovani credevano di essere in Paradiso: è così infatti che nel Corano viene descritto il Regno dei Cieli, secondo un’interpretazione che oggi è stata riconosciuta come puramente simbolica ma che molti, tra i musulmani come tra gli occidentali, considerano vera e letterale. Quando poi si risvegliavano nel mondo reale erano disposti a tutto per tornare in Paradiso, e diventavano assassini spietati e fanatici, pronti a morire nell’adempimento della loro missione.

La realtà è molto diversa. La setta, fondata dallo sceicco Hassan, dal quale presero nome i suoi adepti, Assassini appunto, era sì di ispirazione sciita, ma più che lottare contro i Sunniti prese di mira i Turchi, che ormai da tempo avevano asservito i Califfi e l’Islam tutto. Occasionalmente si volse anche contro i Crociati, ma più spesso collaborò con loro. In sostanza vendeva i servigi dei suoi adepti al miglior offerente: i suoi guerrieri, chiamati fedayn, erano infatti molto preparati dal punto di vista fisico e bellico, grazie all’addestramento particolare che veniva loro impartito nelle fortezze sotto il controllo della setta. Per questo erano molto ricercati, e i loro servigi avevano un prezzo molto alto.

[Vale la pena di notare che anche in altre civiltà esistevano organizzazioni di questo tipo, strutturate allo stesso modo e sulle quali il tempo costruì una leggenda: in India c’erano i Thugs, nel Giappone dei Samurai c’erano i Ninja. Né gli uni né gli altri erano fanatici che uccidevano in modo efferato e a sangue freddo, ma semplici mercenari molto specializzati che svolgevano il lavoro per il quale venivano profumatamente pagati]

Al di là dei frequenti rivolgimenti politici, che squassavano un Califfato nominalmente esteso dal Nord Africa all’Asia Centrale ma in realtà diviso in varie regioni e dinastie di fatto indipendenti, vediamo ora un po’ più da vicino la situazione dell’Iran nei primi secoli dell’Islam, dal Settimo al Sedicesimo.

La prima cosa che gli Arabi mutuarono dai Persiani fu l’apparato di corte. La magnificenza dei palazzi dei Califfi, il cerimoniale, e soprattutto la concezione del potere derivano appunto dai Persiani: l’idea che il sovrano debba il suo ruolo ad una precisa investitura divina è una concezione persiana (ma in effetti caratteristica di tutto il Vicino Oriente fin dalle epoche più antiche: si pensi ad esempio ai Faraoni egiziani); con il tempo si modificò inoltre il significato stesso del termine “Califfo”, che in origine voleva dire “vicario del Profeta”, cioè di Maometto, e però poi si trasformò in “vicario di Dio”, stabilendo così un rapporto diretto tra il sovrano e Dio e bypassando del tutto la figura e l’autorità del fondatore dell’Islam.

L’architettura stessa deve molto alle esperienze e ai risultati raggiunti in Persia. Del resto gli Arabi, popolo del deserto, composto principalmente da nomadi e da pochi sedentari, non avevano mai avuto, fino all’avvento dell’Islam, alcun tipo di conoscenza architettonica, che infatti presero a prestito dai Persiani e in misura minore dai Bizantini.

In ambito linguistico la lingua persiana divenne ben presto l’idioma della cultura, della letteratura, della poesia (mentre l’arabo, oltre che della gente comune, aveva il fondamentale ruolo di lingua della religione: si ricordi che, nella concezione musulmana, il Corano essendo Parola di Dio deve sempre essere letto e recitato esclusivamente in arabo, perché è in questa lingua che fu trasmesso a Maometto: qualsiasi traduzione ne vanifica la forza, la bellezza, la perfezione).

Ma in campo letterario fu la lingua persiana a imporsi. Uno dei più grandi autori di tutta la letteratura islamica, FIRDUSI (930 – 1020), era persiano, e in persiano scrisse l’immensa opera per la quale è noto ancora oggi, e che è divenuta il poema nazionale dell’Iran: IL LIBRO DEI RE, una storia in forma poetica di tutti i sovrani persiani dagli albori della Storia ai suoi tempi.

A livello politico, i TURCHI SELGIUCHIDI erano ormai padroni di tutte le terre dell’Islam. I loro sovrani, chiamati SULTANI, si erano da tempo affiancati ai Califfi, ai quali avevano sottratto il potere effettivo di governo, oltre che militare, lasciando loro solo quello religioso.

 

FONTI :
Heinz Halm, Gli Arabi, Il Mulino 2006
Anna Vanzan, Gli Sciiti, Il Mulino 2008

 

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