Dove : regione corrispondente all’attuale Israele
Quando : dal 587 avanti Cristo al 539 avanti Cristo
Perché : perché la Bibbia NON ha ragione
Di cosa parleremo : di come, proprio negli anni dell’esilio, si formò la coscienza religiosa del popolo ebraico
Gerusalemme viene rasa al suolo dall’esercito babilonese, guidato dal grande re Nabucodonosor II (il Nabucco dell’omonima opera di Verdi). Cinquant’anni prima gli Assiri avevano risparmiato la città, ma questa volta di essa non restano che rovine. Abbattute le mura, abbattuti i palazzi, ma, soprattutto, abbattuto il Tempio.
I nuovi conquistatori, al pari dei vecchi, deportano in massa la popolazione. Non dobbiamo stupirci di quest’atto solo perché oggi lo consideriamo barbaro e crudele. All’epoca, e già da secoli, era considerato una normale pratica di guerra: i vincitori la mettevano in atto e gli sconfitti se la aspettavano.
A Babilonia comunque gli Ebrei – possiamo iniziare a chiamarli così – vennero trattati abbastanza bene. Ma senza più una patria, senza più un re, senza più il Tempio, rischiavano di perdere la propria identità. Come altri popoli prima di loro, si sarebbero mescolati a genti diverse, avrebbero adottato nuove usanze, avrebbero iniziato a parlare altre lingue. E sarebbero scomparsi dalla Storia.
Era rimasta loro una sola cosa: la fede in Yahweh.
Non essendoci più il Tempio, non si potevano più compiere i riti e le pratiche del culto. La fede in Dio da esteriore divenne interiore, intima, personale. Il rapporto con Dio da pubblico divenne privato.
E fu qui che nacque l’ideologia religiosa ancora oggi caratteristica degli Ebrei: la convinzione di essere il Popolo Eletto, prescelto da Yahweh. Un rapporto esclusivo, chiuso, cementato da nuove pratiche che dovevano marcare in modo netto la differenza tra gli Ebrei e gli altri popoli: la santificazione del sabato, i divieti alimentari (ad esempio la proibizione di mangiare carne di maiale, che molti secoli dopo verrà copiata dai Musulmani), la circoncisione. Queste pratiche esistevano già da tempo, ma non avevano un particolare significato: ora invece divengono il segno distintivo del popolo ebraico, rappresentano un aspetto centrale della sua identità, ne certificano la purezza e la santità rispetto agli altri popoli, considerati impuri ed empi.
Un altro aspetto della tradizione patria che viene non solo mantenuto ma anzi rafforzato è il divieto assoluto di rappresentare Dio con statue e immagini.
Alla convinzione di essere il Popolo Eletto fece ben presto seguito l’idea, o meglio, la speranza di vedere il Signore ergersi a difesa di Israele, per restituirgli la dignità e la forza di un tempo. Un giorno – che inizialmente venne creduto assai vicino ma che piano piano, non mutando la situazione politica neanche dopo il ritorno dall’esilio, scivolò sempre più in là fino a collocarsi alla fine dei tempi – Yahweh avrebbe punito i popoli nemici, colpevoli di aver oppresso Israele.
Ma per mantenere vivo il ricordo della patria, per riflettere sulla propria storia passata, per provare a costruirsi un’identità nuova non ci si poteva affidare alla buona coscienza del singolo. Era necessario un luogo fisico nel quale riunire tutte queste attività ed esercitarle insieme gli uni con gli altri, rafforzando i legami all’interno della comunità.
Nacquero così le sinagoghe.
Negli anni dell’esilio iniziò anche l’opera di sistemazione delle storie, delle credenze, delle tradizioni che fino a quel momento erano state tramandate solo oralmente o in scritti sparsi. La redazione definitiva di quelli che diventeranno i libri della Bibbia (della Bibbia ebraica, intendiamoci, perché quella cristiana cattolica segue un altro canone) comincerà però solo dopo il ritorno dall’esilio.
Ma i personaggi, le vicende e gli episodi più famosi stanno già diventando patrimonio comune del popolo ebraico. Tra questi possiamo soffermarci su due in particolare, che secondo molti studiosi nacquero proprio durante gli anni dell’esilio: il Diluvio Universale e la Torre di Babele.
Il mito del Diluvio Universale non è stato inventato dagli Ebrei (ne abbiamo parlato in Che cos’è la religione?), ma è a Babilonia che essi ne hanno sviluppato la loro particolare versione. Per capire come è nato dobbiamo tenere a mente da un lato la geografia delle regioni di cui stiamo parlando e dall’altro l’agricoltura che vi veniva praticata.
La patria degli Ebrei era una terra ondulata, collinare e montagnosa, in cui l’agricoltura dipendeva totalmente dalle piogge: se queste tardavano e la stagione secca si prolungava, c’era il rischio concreto di gravi carestie. Al contrario la regione di Babilonia era perfettamente piatta e, com’è noto, percorsa dai due grandi fiumi Tigri ed Eufrate, oltre che da numerosi corsi d’acqua minori. Qui fin dal tempo dei Sumeri le piene dei fiumi erano state regolate da una fitta rete di canali, che garantivano un’irrigazione costante. Ma dopo secoli di guerre, distruzioni e mancata manutenzione molti erano ormai in rovina, e le inondazioni dei fiumi si erano fatte sempre più frequenti e rovinose. Le acque ricoprivano vaste estensioni di terreno per lunghi periodi, prima di rientrare regolarmente nel loro letto. Molte zone prima coltivate erano diventate paludi. Tutto questo deve aver contribuito a far nascere l’idea di un Diluvio che aveva sommerso tutta la terra.
Nella regione di Babilonia gli Ebrei scoprirono anche un’altra cosa che certo dovette colpirli molto: enormi rovine di grandi edifici, che si innalzavano dritte e ben visibili in mezzo al paesaggio piatto. Si trattava dei resti delle antiche ziqqurat, le immense torri a gradoni erette nelle città sumere e a Babilonia stessa. Nonostante le loro gigantesche dimensioni non erano però potute sfuggire ai danni del tempo, e ora di esse rimanevano solo cumuli di pietre.
Nacque così il mito della Torre di Babilonia (o Babele, secondo la pronuncia locale), costruita per avvicinare la terra al cielo e mai portata a compimento, poiché Yahweh punì la superbia degli esseri umani mescolando le loro lingue.
FONTI:
Manfred Clauss, Israele nell’ età antica, Il Mulino 2003
Giovanni Filoramo e altri, Manuale di storia delle religioni, Laterza 1998 ed edizioni successive
Mario Liverani, Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele, Laterza 2003