DANTE, SENZA PAURA – INFERNO, CANTO 21

TRAMA

Dopo un breve tratto di cammino, ecco aprirsi davanti ai due pellegrini la Quinta Bolgia.

 

Il fondo della fossa è tutto coperto da uno strato di pece bollente, che gorgoglia e crea grandi bolle. Uno spettacolo non dissimile da quello che si vede nell’Arsenale di Venezia, dove fervono i lavori di riparazione delle navi  e la pece viene usata per impermeabilizzare gli scafi.

 

Virgilio fa segno a Dante di voltarsi. Il poeta obbedisce, seppur in preda alla paura, e vede un diavolo venire di corsa verso di loro.

 

Il diavolo porta in spalla l’anima di un dannato, e chiama i compagni per consegnarliela:

 

“Venite, o Malebranche, vi ho portato questo, è uno dei notabili della città di Lucca. Io torno là a prenderne degli altri, perché è ben fornita di questi peccatori. Sono tutti BARATTIERI, nessuno escluso. Per denaro sono capaci di trasformare il No in Sì.”

 

Così dicendo butta l’anima giù nella pece. Questa tenta di riemergere, ma subito altri diavoli la afferrano con degli uncini e la ricacciano sotto. Sembrano dei cuochi che rimestano la carne nel brodo.

 

(I diavoli di Malebranche gettano nella pece l’anima d’un barattiere – illustrazione di Gustave Dorè)

 

 

“Attento, ora” dice Virgilio a Dante “È meglio che tu non ti faccia vedere. Nasconditi dietro questa roccia, e non ti preoccupare per me. Non mi succederà niente, perché già un’altra volta mi sono trovato in una lite come questa.”

Così dicendo si mostra, e subito i diavoli corrono verso di lui, bramosi di afferrarlo.

 

“Fermi!” grida con voce sicura “Prima che vi avventiate su di me, si faccia avanti uno di voi a parlarmi. Dopo deciderete se sia il caso di straziarmi con i vostri uncini.”

 

I diavoli si consultano brevemente tra loro. “Che vada Malacoda!” decidono infine.

 

Il diavolo con questo nome si pone di fronte a Virgilio.

 

“Ebbene? Che speri di ottenere?”

 

“Malacoda, credi davvero che io sia venuto fin qui senza la protezione di Dio? Lasciaci passare, poiché in Cielo è stato deciso che io mostri a qualcun altro questi luoghi selvaggi.”

 

Malacoda è costretto a obbedire, e lascia cadere l’uncino.

 

“E sia. Che nessuno levi la mano su di loro.”

 

Virgilio, vittorioso, chiama Dante, che esce dal suo nascondiglio. Il poeta è terrorizzato, e teme che i diavoli, vedendolo, non tengano fede al patto. Perciò si tiene ben vicino a Virgilio, in cerca di protezione, e osserva spaventato le orribili sembianze dei diavoli.

 

Questi vorrebbero colpirlo, ma Malacoda li ferma. Poi aggiunge, rivolto a Virgilio:

 

“La strada qui è interrotta, perché il ponte è crollato. Se volete andare avanti proseguite per un poco lungo l’argine, e troverete un altro ponte. Proprio ieri si sono compiuti 1266 anni da quando la strada è crollata. Manderò avanti qualcuno dei miei, a vedere se ci sono dannati che vengon fuori. State tranquilli, non vi faranno del male.

 

Venite, dunque! Alichino! Calcabrina! Cagnazzo! Barbariccia, tu prenderai il comando! Libicocco, Draghignazzo, venite anche voi. Ciriatto, Graffiacane, Farfarello e Rubicante, avanti, unitevi alla pattuglia! Controllate bene nella pece, e conducete questi due sani e salvi fino al ponte ancora in piedi.”

 

Dante trema di paura all’idea di avere dei diavoli come scorta, e implora Virgilio di farne a meno.

 

“Non temere” gli risponde il maestro “Non è contro di noi che digrignano i denti, ma contro i dannati che si rivoltano con dolore nella pece.”

 

Lo strano gruppo si mette in marcia.

 

 

COMMENTO

 

Questa è la bolgia dei BARATTIERI, vale a dire coloro che erano preposti alla gestione della cosa pubblica ma sfruttarono la carica per ricavarne illeciti guadagni personali, a danno dei signori o delle città da cui dipendevano. Erano dovunque, a Lucca come a Firenze.

 

Vale la pena di notare che lo stesso Dante fu accusato di baratteria, ovvero di essersi intascato dei soldi nei due mesi in cui ricoprì la carica di Priore a Firenze: fu questo uno dei motivi del suo esilio (della questione abbiamo parlato qui: https://stefanotartaglino.it/dante-senza-paura-episodio-5-esiliato )

 

L’Arsenale di Venezia, citato da Dante, venne fondato all’inizio del Dodicesimo Secolo: nel Trecento era già tra i più grandi d’Europa, per il gran numero di navi che vi venivano costruite e riparate. Il lavoro si compie soprattutto d’inverno, quando la navigazione è sospesa.

 

Malebranche è un termine collettivo che indica tutti i diavoli di questa quinta bolgia. Alcuni di loro saranno poi chiamati singolarmente. I nomi sono stati tutti inventati da Dante, e fanno riferimento al loro aspetto mostruoso e al loro agire violento e bestiale. Altri pensano invece che siano storpiature di cognomi e soprannomi effettivamente diffusi a Lucca in quell’epoca: come a dire che è una città piena di barattieri, senza speranza di redenzione.

 

Secondo i commentatori, a questo punto c’è un colpo di scena.

 

Il capo di questa masnada, Malacoda, sembra arrendersi alle parole di Virgilio, e addirittura mette a disposizione dei pellegrini i suoi accoliti, perché facciano loro da scorta.

 

Ma è un tranello.

 

Malacoda dice che il ponte più vicino è crollato, ma che quello più in là è ancora integro. Non è vero, sono tutti crollati durante il terremoto di 1266 anni prima, quando Gesù scese all’Inferno per salvare i grandi spiriti del passato (lo abbiamo visto qui: https://stefanotartaglino.it/dante-senza-paura-inferno-canto-4 )

 

Virgilio è stato ingannato. Come già di fronte alle mura della Città di Dite, la sua umana ragione non basta per vincere la tracotanza dei diavoli. Allora ci volle l’intervento di un angelo (lo abbiamo visto qui: https://stefanotartaglino.it/dante-senza-paura-inferno-canto-9 )

 

Malacoda sa benissimo di dover obbedire alla richiesta di Virgilio. E dunque si diverte come può, e con lui gli altri diavoli, raccontando bugie. Del resto è nella natura dei diavoli esser menzogneri.

 

La precisa indicazione cronologica (1266 anni) è una delle prove principali per mostrare che il viaggio di Dante avviene esattamente nell’anno 1300.

 

 

FONTI:

 

Commedia vol. 1. Inferno, a cura di Natalino Sapegno, La Nuova Italia Editrice 1968

 

Inferno, Mondadori 2018, commento di Franco Nembrini, illustrazioni di Gabriele Dell’Otto

 

La Divina Commedia, a cura di Siro A. Chimenz, UTET 2003

 

 

Enrico Malato (a cura di), Dizionario della Divina Commedia, Salerno Editrice 2018 (edizione speciale per il Corriere della Sera, 2 volumi, 2021)

 

Marco Santagata, Guida all’ Inferno, Mondadori 2013

 

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