Il regno di Kush si sviluppa a sud dell’antico Egitto. Siamo lungo il corso del Nilo, nel tratto compreso tra la Diga di Assuan e l’attuale città di Khartoum, capitale dell’odierno Sudan.
Anche qui, come in Egitto, i primi abitanti arrivarono spinti dal deserto che avanzava. Ma le risorse naturali erano molto più scarse, e il clima più difficile.
Gli Egizi chiamarono KUSH il regno di questa terra. I Romani la conoscevano come NUBIA (dal termine nub, che significa “oro”). Le città principali erano NAPATA e MEROE.
Il regno di Kush riforniva l’Egitto dei prodotti provenienti dall’interno dell’Africa, dove gli Egizi non si spinsero mai. Oro, avorio, schiavi, pelli di animali arrivavano alla corte dei Faraoni, risalendo il Nilo.
Non avvenne però il contrario. Il Nilo avrebbe potuto essere usato come un corridoio a doppio senso, ma non fu così. Dall’Africa l’antico Egitto prese solo, senza mai dare nulla in cambio.
Il regno di Kush faceva da intermediario tra i due mondi, e sviluppò una notevole ricchezza. Eresse palazzi, templi e persino piccole piramidi. All’inizio era sottomesso all’Egitto anche dal punto di vista politico. Poi raggiunse l’indipendenza, e infine dominò l’Egitto stesso. È il cosiddetto regno dei Faraoni neri, corrispondente alla 25° dinastia egizia (Ottavo Secolo avanti Cristo).
Circa sessant’anni dopo arrivarono gli Assiri, che conquistarono gran parte dell’Egitto. I re di Kush preferirono ritirarsi nel proprio territorio. Abbandonata la città di Napata, troppo esposta alle invasioni, stabilirono la loro capitale a Meroe.
Le piramidi di Meroe come apparvero ai primi esploratori – Il sito oggi (copyright Wikimedia Commons)
La storia del regno di Kush non finisce con quella dell’antico Egitto. Tutt’altro. Anzi, in qualche modo ne tramanda la memoria. Mentre l’Egitto veniva conquistato in successione da Persiani, Greci e Romani il regno di Kush rimase indipendente, e conservò le tradizioni egizie che aveva assimilato.
All’inizio dell’era cristiana il Kush fu governato da una dinastia di regine, alcune delle quali ebbero rapporti diplomatici con i Romani. E vi si diffuse anche il Cristianesimo, in forme poi condannate come eretiche dai vari Concili della Chiesa.
Il principale prodotto del Kush era il ferro. La sua lavorazione richiede grandi quantità di carbone e di legna, e questo a lungo andare portò alla scomparsa delle foreste. La deforestazione provocò l’erosione del suolo, e l’agricoltura divenne così stentata da non poter più nutrire la popolazione, come aveva fatto per oltre mille anni. Il deserto avanzò nelle zone un tempo coltivate.
Anche il commercio entrò in crisi. A sud-est infatti stava sorgendo un nuovo regno, che avrebbe sostituito il Kush nei suoi rapporti con il mondo mediterraneo e infine l’avrebbe conquistato: AKSUM.
FONTI:
Joseph Ki-Zerbo, Storia dell’Africa nera, Einaudi 1977
Roland Olivier – John D. Fage, Breve storia dell’Africa, Einaudi 1965
John Reader, Africa. Biografia di un continente, Mondadori 2017