Il regno di Axum si sviluppò nel nord dell’attuale Etiopia. Era molto antico, tanto che le sue origini si perdono nella leggenda. Di certo era già conosciuto dagli Egizi, che lo raggiungevano navigando sul Mar Rosso e importavano incenso, mirra, ebano e schiavi.
Fin dai tempi più antichi la regione conobbe un’immigrazione proveniente dall’Arabia, e in particolare dallo Yemen. Le tribù arabe si mescolavano con le popolazioni nere. Una di queste tribù, gli Habashat, darà origine al nome ABISSINIA (molto usato nel Novecento all’epoca dell’occupazione coloniale italiana dell’Etiopia).
Dallo Yemen arrivò anche una delle lingue parlate nel regno, il sabeo, che si affianca al greco (noto grazie ai commerci con Alessandria d’Egitto) e al geez, la lingua scritta classica usata anche nella liturgia. In greco il nome della regione è Aithiopia.
A livello politico la dinastia regnante sosteneva di discendere da MENELIK, figlio nientemeno che di Salomone e della Regina di Saba. Questa convinzione perdurerà per tutta la storia della monarchia etiopica, fino al Novecento.
Ma non è tutto. Ancora oggi i monaci etiopi sostengono di essere i custodi dell’Arca dell’Alleanza, portata ad Axum proprio da Menelik.
I primi sovrani erano comunque ancora pagani, sebbene vi fossero nel regno forti influenze ebraiche.
Risalgono a questi secoli i grandi obelischi, monoliti alti fino a 35 metri. Si tratta di monumenti funebri in onore dei re. Uno di essi fu trasportato in Italia durante il Fascismo, e in anni recenti è stato restituito all’Etiopia (ne abbiamo parlato qui : https://stefanotartaglino.it/restituire-le-opere-darte).
(L’Obelisco di Axum innalzato nuovamente nella sua sede originaria – foto copyright Wikimedia Commons)
Nel Quarto Secolo dopo Cristo Axum è ormai abbastanza forte da conquistare il regno di Kush.
Nello stesso periodo si ha la conversione al Cristianesimo. Ma la Chiesa locale non accetta le regole imposte dal Concilio di Calcedonia (451 dopo Cristo) e si pone quindi in posizione scismatica, pur avendo condannato le altre eresie. Inoltre conserva alcune pratiche ebraiche, come la festività del sabato e la distinzione tra animali puri e impuri.
Intanto il geez diventa la lingua ufficiale del regno, soppiantando il greco, e un secolo dopo vengono tradotte le Sacre Scritture.
Il regno era ancora importante nel Settimo Secolo dopo Cristo. Alla Mecca era nato l’Islam. Ma i fedeli della nuova religione fondata da Maometto erano perseguitati dai loro conterranei pagani, che vedevano in loro dei pericolosi perturbatori dell’ordine sociale e, soprattutto, economico della città. Maometto progettò di trasferirsi a Medina, che sarebbe diventata il centro dell’Islam nascente. Ma prima inviò un piccolo gruppo di suoi fedeli proprio ad Axum, che sapeva essere un regno cristiano e quindi ben disposto ad accoglierli.
La posizione di preminenza di Axum non era però destinata a durare ancora a lungo. Le guerre che contrapponevano Bizantini e Persiani in Medio Oriente chiusero le rotte commerciali, nel Mediterraneo e nel Mar Rosso. Il regno si trovò così isolato, chiuso a qualsiasi contatto con l’esterno.
A questo si aggiunse il cambiamento climatico. Dopo secoli di precipitazioni abbondanti, che avevano permesso di ottenere ben due raccolti ogni anno, le piogge divennero più scarse. Inoltre anche qui, come era avvenuto in passato nel regno di Kush, la lavorazione del ferro aveva portato alla distruzione delle foreste e alla conseguente erosione del suolo.
Entro l’Ottavo Secolo dopo Cristo il regno di Axum non esisteva più. Secoli dopo, dalle sue ceneri sarebbe nato il nuovo Regno d’Etiopia.
FONTI:
Joseph Ki-Zerbo, Storia dell’Africa nera, Einaudi 1977
Roland Olivier – John D. Fage, Breve storia dell’Africa, Einaudi 1965
John Reader, Africa. Biografia di un continente, Mondadori 2017